IL CIGNO NERO
Darren Aronofsky · 2010 · 108 min
Nina Sayers, capace ballerina classica destinata ad una grande carriera, viene scelta per una importante produzione ma la rivalità con una controparte ed un rapporto morboso con la madre, spingono l'étoile verso il baratro della follia, tra allucinazioni, visioni, rancori ed invidie sempre crescenti
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Spiegazione
A cura di Rita Grieco
"Il Cigno Nero" è un thriller psicologico con sfumature horror che indaga i confini tra realtà e ossessione. Ambientato nel mondo competitivo della DANZA CLASSICA, il film trascina in un viaggio ipnotico nel quale la fragilità umana viene dilaniata di fronte la ricerca della perfezione.
L’opera rimanda all’intensità psicologica di Repulsion e la trasformazione fisica di The Fly ma con una DELICATEZZA INQUIETANTE che appartiene solo a Aronofsky.
Dal punto di vista TECNICO, il film è una sinfonia perfettamente orchestrata: la REGIA è caratterizzata da movimenti di macchina ravvicinati, frenetici e nevrotici che immergono nell’intimità angusta dei protagonisti; la FOTOGRAFIA gioca con contrasti di luce e ombra sullo sbiadito esasperando il tema del dualismo; la COLONNA SONORA, inoltre, offre una reinterpretazione più straniante, oscura e ipnotica del famoso "Lago dei Cigni" di Čajkovskij, accompagnando la narrazione in un CRESCENDO EMOZIONALE. Climax tecnico è la performance di Natalie Portman (allenatasi un intero anno con ballerini professionisti) che, premiata con l’Oscar, raggiunge picchi di straordinaria PROFONDITÀ EMOTIVA riuscendo a catturare le complessità e le contraddizioni di un’anima in conflitto.
Le COREOGRAFIE costituiscono uno degli elementi più affascinanti e innovativi dove ogni movimento, meticolosamente studiato da professionisti, è non soltanto espressione artistica ma anche un veicolo per mostrare la DISGREGAZIONE, fisica e psichica, dell'essere. La danza è dunque usata per riflettere il TUMULTO PSICOLOGICO e la loro rovina, vissuti dai protagonisti.
L’ATMOSFERA del film è avvolgente, capace di far emergere insicurezze e aspirazioni impossibili; ogni frame è scandito da un senso di PRESSIONE SOFFOCANTE che induce disagio e fascinazione in un equilibrio che riflette il TEMA CENTRALE della DUALITÀ. La TENSIONE NARRATIVA è magistralmente calibrata e si snoda in un crescendo che alterna momenti di calma apparente a esplosioni di emotività. Nel perfetto STILE di Aronofsky, ogni elemento scenografico contribuisce a creare un senso di inquietudine LATENTE.
La pellicola è ricca di SIMBOLISMI che trovano massima espressione soprattutto nella DICOTOMIA rappresentata dal Bianco e dal Nero in un contrasto forte e audace.La danza stessa diventa metafora di un CONFLITTO UNIVERSALE: eccellere maniacalmente aspirando alla perfezione, a qualunque costo.
“Il Cigno Nero” si pone come una riflessione invasiva sul SACRIFICIO richiesto dall’arte e sul prezzo dell'eccellenza; la presenza costante di specchi e la simbologia legata alla danza classica diventano strumenti per raccontare un percorso personale verso l'annichilimento del proprio io, invitando a riflettere sull’ambizione, sul SACRIFICIO del proprio corpo, sulle oppressioni delle aspettative -familiari e non-, sulla paura atavica del fallimento e sulla bellezza intrinsecamente oscura della creazione artistica.
“Il Cigno Nero” è un film che incanta e turba, un’opera MAGNETICA che danza sul filo del rasoio tra illusione ed esistenza; una chimera che ricorda come l’arte più pura nasca spesso dagli anfratti più oscuri dell’anima, anche quella più CANDIDA.
Consiglio: Disorientante e psicologicamente drammatico. Una pellicola raffinata non adatta per una facile visione