THE BLUE HOUR
Anucha Boonyawatana · 2015 · 197 min
Tam, un ragazzo omosessuale che viene spesso bullizzato a scuola e picchiato in casa per il suo orientamento sessuale, comincia una relazione con Phum, conosciuto su internet, anche lui in conflitto con la famiglia. Più il loro rapporto cresce, più le loro vite si tingono di nero
Spiegazione
A cura di Sheila esposito
All’esordio da regista nel lungometraggio, Anucha Boonyawatana costruisce un film IMPERFETTO ma notevolmente AFFASCINANTE che esplora, in chiave horror, la condizione di STIGMATIZZAZIONE e di marginalizzazione della comunità LGBTQIA+ nella società thailandese contemporanea. Presentata nella sezione Panorama del Festival di Berlino del 2015, l’opera costituisce la versione estesa dell'episodio finale della serie tv ThirTEEN Terrors (2014). Il suggestivo titolo internazionale fa riferimento all’ORA BLU che separa il giorno dal crepuscolo tingendo il cielo di un caratteristico colore blu scuro, ricorrente nella pellicola in corrispondenza dell’incupirsi dell’intreccio narrativo
Infestato da una PLURALITÀ DI GENERI cinematografici e contraddistinto da un’andatura delicata e progressiva in un passaggio sfumato dal dramma romantico di formazione all’orrore più profondo scaturito dagli spettri del pregiudizio, la pellicola si contraddistingue per lo SQUALLORE e la DESOLAZIONE degli SPAZI e per il CONTESTO fortemente DISSONANTE ed ANGOSCIANTE in cui agiscono i protagonisti, magnificamente interpretati dai popolari idols, Gun Atthaphan e Oab Oabnithi
Nonostante la componente introspettiva e psicologica, non sono i personaggi a farla da padrone, bensì una narrazione SOSPESA ed INGANNEVOLE, accompagnata da SCENOGRAFIE LIVIDE e da COLORI PLUMBEI, in una condizione di latenza soprannaturale in cui una realtà già al limite si mescola ulteriormente con un intrico disorientante di suggestioni, accentuando l’EMARGINAZIONE e la SOLITUDINE dei personaggi
Caratterizzato da tempistiche molto DILATATE ed atmosfere RAREFATTE e SINISTRE, il film si costituisce come un distinto rimando alle opere del più celebre connazionale Apichatpong Weerasethakul (come Tropical Malady) cui si aggiunge un’enigmatica e sfuggente componente orrorifica in un susseguirsi di eventi inspiegabili tra la TANGIBILITÀ e l’INCUBO ALLUCINATORIO
Il limite principale dell’opera però risiede nell’ECCESSIVA semplicità delle metafore che risultano facilmente comprensibili ed interpretabili in un bisogno di ACCESSIBILITÀ generale che agevola la pellicola fino a semplificarla, privandola della sua potenziale complessità tematica e narrativa
The Blue Hour è la macabra ALLEGORIA di un sentimento braccato ed oppresso, di una società contaminata dallo spirito infestante dell’OMOFOBIA, in cui l’identità non-eterosessuale è segregata nelle stanze dismesse di una piscina abbandonata, sudicio involucro che attutisce l’impatto dei colpi – letterali e figurati – della DISCRIMINAZIONE. Un’opera INCOMPLETA, dall’andamento INCOSTANTE che, tuttavia, riesce a far sentire la propria voce e ad acquisire un'apprezzabile PERSONALITÀ
Consiglio: Sicuramente non per tutti